Che succede in Brand Diretto? Ma sopratutto cosa succederà?

In molti ci hanno chiesto un aggiornamento, anche perché conoscere le dinamiche di un fornitore, sopratutto rispetto ai servizi di marketing sul web, è fondamentale per le aziende contemporanee.

Inutile nascondersi dietro a un dito, sono stati due anni personalmente molto difficili.

Ho avuto un esaurimento nervoso ed energetico che non mi sarei aspettato in un periodo dove le sfide più insidiose si sono manifestate senza bussare alla porta.

Anche perché, parafrasando Mickey Rourke nel suo celebre dialogo finale nel film The Wrestler

Molte persone mi hanno detto che non avrei più potuto combattere se avessi vissuto sempre al massimo e spinto al massimo e bruciato la candela dai due lati. Prima o poi ne avrei pagato il prezzo

E così è stato per me.

Sapevo che prima o poi ne avrei pagato il prezzo e il 2024 è stato il mio prezzo e oggi mi sto riprendendo più forte di prima con una grinta straordinaria in corpo.

Per i restanti membri del team invece le notizie sono state bellissime ma altrettanto impegnative. Ne cito tre, non me ne vogliano gli altri ragazzi del team parimenti importanti.

La famiglia di Giorgio è cresciuta con il piccolo Leonardo.

Glenda ha scelto di fare un percorso di crescita professionale e, avendo lavorato sempre per Brand Diretto, ha voluto saggiamente affrontare questa sfida in un’altra azienda. La ringraziamo per quello che ha fatto per Brand Diretto in questi 10 anni considerando che adesso l’azienda per cui lavora è diventata, anche grazie al suo sponsor, cliente Brand Diretto.

Anche la famiglia di Marco è cresciuta con il piccolo Ettore, che tante gioie ci restituisce durante le riunioni interne.

Insomma come comunità abbiamo vissuto un periodo di grandi cambiamenti e nuove consapevolezze interne.

Ma sono le consapevolezze esterne quelle che mi hanno stupito di più.

Intanto la resilienza di ciascuno di voi clienti che, nonostante un nostro rallentamento rispetto agli standard a cui vi avevamo abituati, ci avete continuato a dare fiducia.

Un ringraziamento particolare al team di Flazio, PVJets, al gruppo Maestri S.p.a. ai ragazzi di Spadola Carni, la famiglia De Vivo, Dolcé e tutti gli altri che mi dispiace non poter citare per motivi di spazio e sintesi.

Gli imprenditori sono il futuro d’Italia, un paese la cui pedagogia e cultura nazionale diffusa, non sempre coltiva il talento di persone straordinarie come voi senza rendersi conto che non può fare a meno di chi genera fatturato e lavoro.

Ma adesso passiamo alla ciccia, (ho fatto più del mio dovere con questa premessa e panoramica contestuale).

Ecco a cosa stiamo lavorando per migliorare il marketing sul web delle aziende che fanno parte della nostra community e di quelle che ne faranno parte in futuro.

L’elefante nella stanza: l’intelligenza artificiale

Forse non ve lo ha detto nessuno (erano troppo concentrati a farvi spendere i vostri soldi) ma l’intelligenza NON è artificiale. Si esatto.

E non lo sarà mai.

Qualche genio (ovviamente americano) ha usato questo nome di categoria (”intelligenza artificiale” appunto) per vendere l’ultimo ritrovato tecnologico e in molti sono cascati vittima di questa propaganda.

E parliamo sia di coloro che acquistano questi servizi (e non li sanno utilizzare concretamente) sia di coloro che li vendono (che non sanno neanche cosa vendono) e persino di chi ci investe, come vedremo.

Parafrasando un numero di Limes nota rivista di geopolitica e cultura ci sono 4 motivi per cui l’intelligenza non è né sarà mai artificiale:

  • Capacità

L’intelligenza artificiale non ha le informazioni per poter ragionare, sopratutto le informazioni specifiche che hai solamente tu.

Non ha le capacità di interpretazione delle stesse ne quelle di classificazione.

Sopratutto non ha il contesto e l’unità di misura per valutarle.

Caro imprenditore il tuo lavoro di data entry (raccolta, pulizia e conservazione dei dati) è fondamentale e sopratutto umano.

Anche perché troppe informazioni generano nebbia sulle intenzioni. E qui si apre un altro occhiello.

  • Intenzione

Definire obiettivi e intenzioni è un atto intrinsecamente umano: richiede valori, priorità, responsabilità e consapevolezza del contesto, elementi che non possono essere delegati a uno strumento.

Sistemi come ChatGPT possono essere utili per chiarire un obiettivo, renderlo più specifico e misurabile, evidenziare ambiguità, proporre alternative e aiutare a tradurre un’intenzione in passi concreti.

Tuttavia non possono sostituire la decisione dell’essere umano su cosa conti davvero, quali compromessi accettare e quale direzione scegliere: possono supportare il ragionamento, ma non determinarne il senso.

Senza progetto e senza obiettivi la potenza è nulla.

Inoltre è anche vero che è “meglio farsi domande intelligenti e ricevere risposte stupide che l’opposto: la risposta sbagliata può essere corretta, dalla domanda sbagliata non si esce – anche perché le domande poste correttamente scremano i dati – strumenti come ChatGPT all’opposto invece rischiano di dare risposte giuste a domande sbagliate. Queste risposte, se confermate nel tempo inducono pigrizia, uccidono l’immaginazione fino a quando uno shock esogeno non ci riporta alla realtà.” citando Lucio Caracciolo di Limes.

Va sottolineato anche che tutti i modelli che spesso hanno delle intenzioni spacciate come “proprie” in realtà hanno solo le intenzioni date dal progettista, umano.

Tutto questo va anche riportato nel nostro rapporto con i competitor: “conoscere la potenza dell’avversario non basta, serve capirne che vuole farne, conoscere le sue intenzioni.

Qui arriviamo al prossimo passo.

  • Amore Intelligente

Compassione non è proprio il termine che più si adatta a Chatgpt o alle altre intelligenze artificiali essendo un sentire tipicamente umano.

A maggior ragione se da compatire è il nemico, l’ostacolo, l’impedimento.

Iniziativa quella della compassione tutta umana. E se anche fossero le intenzioni del nemico da indagare, i suoi sentimenti, il rischio è quello di cadere nella trappola del “cui prodest” come se il nostro “nemico” intenso come qualsiasi ostacolo ai nostri obiettivi avesse sempre un perché contro di noi per agire.

“Quello che ritieni razionale e vantaggioso per te, non lo è necessariamente per l’altro, figlio di diversa cultura.”

Se poi quello che conta è “amare” il proprio nemico, ovvero viverne il dramma (sicuramente poco razionale per definizione) per capirlo ed anticiparlo – un livello ancora più profondo della compassione – allora si capisce come il ruolo umano non potrà mai venire meno.

Passiamo al prossimo e ultimo punto

  • Amor proprio

Bisogna sempre considerare due possibilità: o che l’intelligenza artificiale faccia come prima cosa il proprio interesse o, viceversa, che non abbia amor proprio.

In entrambi i casi è un grosso problema per la qualità del lavoro che deve svolgere.

In primis perché in alcuni casi “credere in se stessi” fa la differenza tra fallire ed avere successo sia che tu faccia analisi che altro.

In altri fare solo il proprio interesse può causare conflitto di interessi a discapito del lavoro che ti viene commissionato.

Considerando inoltre l’emergere dei primi segni di “circolarità” degli investimenti degli operatori del settore, (Oracle investe in OpenAI, che investe in NVIDIA che, a sua volta investe in Oracle solo per fare un esempio) possiamo tranquillamente dire che chi parla di “euforia” rispetto all’intelligenza artificiale non ha tutti i torti.

Ottimismo si, ma prudenza altrettanto. Alla fine allego un po’ di fonti ma basti sapere che Michael Burry (il famoso investitore che ha predetto la bolla dei mutui subprime immortalato nel famoso libro e famoso film “la grande scommessa” si è già mosso, vendendo allo scoperto NVIDIA.

Video e Foto, vecchie (nuove) frontiere

Da sempre la forma ha fatto anche il contenuto e i dati parlano chiaro, i video sono un formato che ha un suo valore intrinseco.

Sopratutto in specifiche parti del funnel, quelle dedicate allo stimolo emotivo.

Sono costosi? Si. Difficili da produrre? Si. Richiederanno un produzione “locale”? si.

Tutto risolvibile però.

Basta organizzarsi come abbiamo fatto nel ragusano per cliente come Dolce Più o Dolcé o nel torinese per clienti come Valentina Montaldo.

Oggi possiamo dire che funziona e, se proprio vuoi abbracciare un nuovo trend (ma non così tanto nuovo), allora questa è una strada da provare.

Brand Diretto in questo può esserti molto d’aiuto.

Posizionamento, posizionamento, posizionamento e ancora posizionamento.

Il punto è sempre questo.

I limiti (e le potenzialità) del cervello umano che una protesi esterna può mitigare ma non annullare del tutto.

Infatti le teorie del posizionamento di Jack Trout ed Al Ries alla base del metodo di lavoro in Brand Diretto restano solidissime ed indispensabili per creare qualsiasi contenuto indipendentemente dal formato che sceglierai.

In estrema sintesi ma con la massima esaustività?

attira l’attenzione prendendo spunto da altri settori (mai dal tuo) per specializzarti o essere il primo a fare qualcosa che gli altri competitor non solo non posso ma non vogliono proprio fare “costringendo” il potenziale cliente a rinunciare all’idea di rimandare o peggio non fare nulla.

A seconda del tuo contesto competitivo dovrai focalizzarti in maniera sempre diversa. Tutto il resto sarà una piacevole conseguenza.

Rifiorire nel 2026

Brand Diretto vuole ripartire come si deve questo 2026.

Lo vogliamo fare con chi ha creduto in noi nonostante tutto e con chi ci vorrà credere in noi nel futuro.

Stiamo lavorando ad un metodo rinnovato che ti permette di programmare le attività e non farti inseguire da esse, essere il capo e non il servitore della tua azienda come hanno potuto sperimentare molte altre aziende come la tua e come testimoniano le nostre recensioni verificate su Trustpilot.

Scrivimi in privato o invia una mail verrai subito ricontatto per maggiori info

Buon lavoro

Angelo

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